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Il Parlamento di Cipro boccia il CETA! L’accordo è appeso a un filo

Stop CETA

Con 37 voti contrari e solo 18 favorevoli, ieri il Parlamento della piccola Cipro ha detto NO al trattato di libero scambio fra UE e Canada. Tutti i partiti, ad eccezione della destra, hanno votato contro il CETA, opponendo diverse motivazioni: dai rischi del tribunale ICS, costruito su misura per le multinazionali che vogliono fare causa agli stati, alla mancata protezione dei prodotti tipici, esposti alla pirateria alimentare d’oltreoceano. E poi i pericoli dell’uso troppo disinvolto di pesticidi come il glifosato, che in Canada viene utilizzato per seccare il grano prima della raccolta, e la paura di accrescere ulteriormente il potere delle grandi imprese.

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In piazza per il clima e contro i trattati, 20 anni dopo Seattle

La campagna Stop TTIP Italia aderisce al quarto sciopero globale per il clima indetto da Fridays For Future per il 29 novembre e rilancia la pressione sulle istituzioni: serve una opposizione definitiva ai trattati di libero scambio, a partire dal CETA e dall’accordo UE-Mercosur. Il primo va bocciato subito da un voto del Parlamento italiano, il secondo va respinto dal Consiglio e dal Parlamento Europeo. Dev’essere chiaro che non può esistere alcun green new deal senza una chiara inversione di rotta rispetto a un’agenda commerciale nazionale e comunitaria incompatibile con il clima, l’ambiente e il lavoro.

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UE-Mercosur: il futuro al rogo

In un nuovo report della nostra Campagna, perché l’Italia deve seguire l’Austria e dire no al nuovo trattato tossico che minaccia l’Amazzonia

Mentre in tutto il mondo le ragazze e i ragazzi dei Fridays for future chiedono a milioni in piazza ai propri Governi di proteggere il loro futuro dai cambiamenti climatici, la Commissione europea vuole forzare un vecchio accordo un’Argentina al collasso, il Brasile del negazionista climatico Bolsonaro, Uruguay e Paraguay. Un trattato di liberalizzazione selvaggia. quello EU-Mercosur, che alimenta una concorrenza sleale contro i produttori europei – tutti concordi, per una volta, a chiederne lo stop – a spese della nostra salute e del polmone verde del mondo, l’Amazzonia.

Il report “Il futuro al rogo” viene lanciato dalla Campagna Stop TTIP/CETA Italia in occasione dello sciopero globale contro i cambiamenti climatici, come contributo alla riflessione su come un commercio senza regole possa, ancora una volta, vanificare tutti gli sforzi per contenere l’emergenza sociale e ambientale che dilaga nel pianeta. Denunciamo, inoltre, come l’Europa non debba e non possa esporre a maggiori rischi attivisti, donne, giovani, contadini e indigeni che soprattutto in Brasile si battono e muoiono per difendere l’Amazzonia dall’aggressione dell’agribusiness e dei padroni delle miniere.

Nonostante la Commissione Europea sia stata rinnovata e la neopresidente Ursula Von Der Leyen abbia posto tra gli obiettivi cardine del suo mandato un Green Deal per l’Europa, il suo Commissario al Commercio Phil Hogan ha difeso strenuamente la positività dell’accordo con i paesi del Mercosur. Il tutto, nonostante il governo del suo paese d’origine, l’Irlanda, abbia minacciato la bocciatura della ratifica per gli impatti ambientali e sull’agricoltura nazionale.
L’Austria si è spinta oltre, votando un atto parlamentare di indirizzo vincolante per il governo, che lo obbliga a mettere il veto al tavolo del Consiglio dell’UE quando, nella seconda metà del 2020, dovrà dare un parere sulla ratifica.
L’Italia dovrebbe agire nella stessa direzione: Governo e Parlamento riempiano di contenuto i tanti annunci fatti sull’ambiente e il clima, bocciando subito l’accordo già concluso con il Canada (CETA) e mettendo un veto in Europa sul trattato con il Mercosur.

Il Comunicato stampa con le nostre richieste

Caro Governo del “Cambia-in-peggio”, ti riscriviamo…

Lettera aperta promossa dal Coordinamento nazionale No TRIV e dal Campagna Stop TTIP/CETA Italia

Onorevole Presidente e Vicepresidenti,

Siamo gli autori della lettera del 23 maggio scorso, a Voi indirizzata a due mesi esatti dalla manifestazione che vide marciare oltre 100 mila persone per le strade di Roma per affermare il diritto delle donne e degli uomini di questo Paese ad una stagione di cambiamenti radicali nelle politiche economiche, sociali, climatiche ed ambientali, considerata la crisi che assedia l’Italia da troppi anni e sotto tutti questi aspetti.
In un crescendo di scelte sbagliate, avete fatto ingiustificabili passi indietro rispetto alle promesse elettorali: una finta moratoria sulle trivellazioni in mare, l’approvazione di tutti gli accordi di libero scambio su cui siete stati chiamati a dare il primo via libera in Consiglio Europeo (compresi i dannosi accordi con il Vietnam e i Paesi del Mercosur) fino all’assenso a grandi opere controverse come il TAP e l’accelerazione su tutti i progetti riguardanti gas e petrolio.
L’inversione a U rispetto agli impegni presi si è completata con il sì all’alta velocità Torino-Lione: un’opera che dovrebbe essere sospesa alla luce delle esigenze urgenti di riduzione delle emissioni climalteranti e del calo netto dei flussi commerciali sulla tratta.
Le politiche economiche nel complesso rimangono poco incisive e ambiziose: privilegiano alleanze con grandi gruppi un tempo criticati, tagliano spesa e investimenti pubblici proprio come rimproverato ai miopi governi precedenti, si inginocchiano ai vincoli UE e coprono con misure-tampone per i più poveri le cospicue regalie alle imprese e una nuova stagione di privatizzazioni, culminante nel mancato rispetto degli esiti del referendum sull’acqua pubblica del 2011.
A questo si aggiunge una politica interna ed estera improntata alla criminalizzazione della solidarietà e allo smantellamento di ogni esperienza di accoglienza e integrazione efficaci, in assenza di una decisa azione nelle sedi europee per politiche migratorie rispettose dei diritti umani e più adeguate ai tempi.
Da paladini del cambiamento e della Costituzione vi rivelate sintomi di quando grave e pervasiva sia la crisi morale e politica delle istituzioni repubblicane, proprio quando la crisi sociale, morale, ambientale e climatica del Paese richiedeebbe capacità di tutt’altra statura.
Noi restiamo unite e uniti nel ribadire la necessità di una svolta radicale e di una riconversione ampia e profonda del sistema economico e sociale del nostro Paese, che intendiamo realizzare con tutta la forza di cui siamo capaci.

Chiediamo un audit nazionale pubblico e partecipato per le politiche strategiche del nostro Paese, a partire da quelle industriali e ambientali, in cui discutere a partire dai territori e dai loro abitanti, dai movimenti, dalle organizzazioni delle lavoratrici e dei lavoratori, dei consumatori e della società civile, le vostre scelte incomprensibili e contraddittorie.
Chiediamo un audit nazionale del debito pubblico, per chiarire nel merito i rilievi sollevati a livello europeo e nazionale, e consentire al nostro Paese la stessa agibilità accordata, ad esempio, a Francia e Germania e scegliere più consapevolmente le priorità di spesa pubblica a partire dal prossimo Def.
Chiediamo una  valutazione d’impatto integrata nazionale, con una metodologia chiara e atti accessibili, degli accordi internazionali commerciali che l’Italia ha sottoscritto e intende sottoscrivere, e una azione politica chiara di inversione delle priorità attuali con gli strumenti della bocciatura delle ratifiche e del veto in sede europea.
Chiediamo il rispetto dell’Accordo di Parigi contro i cambiamenti climatici, il rispetto degli impegni per la riduzione delle emissioni, per la riduzione dell’uso dei pesticidi e del Piano d’azione nazionale su impresa e diritti umani, verso una scelta chiara in favore della produzione clima-compatibile e circolare, le energie rinnovabili, la mobilità sostenibile, l’agroecologia.

Continueremo a fronteggiare con la serietà delle nostre analisi e la concretezza delle nostre proposte l’approssimazione e il malgoverno delle istituzioni italiane ed europee, con o senza di Voi.

LETTERA DI MOVIMENTI E ASSOCIAZIONI AL GOVERNO DEL CAMBIANIENTE

Promossa da Campagna Stop TTIP/CETA Italia, Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, Coordinamento nazionale No Triv, Abruzzo Beni comuni, No Tap Brindisi, Coordinamento Regionale Acqua Pubblica di Basilicata, Comitato No Tunnel TAV di Firenze, Liberiamo la Basilicata, Vertenze Taranto, Associazione Botteghe del Mondo, Associazione Michele Mancino, Attac Italia, Ambiente&Salute Bolzano, Cattolici per la Vita della Valle, Comitato Stop TTIP Sondrio, Comitato StopTTIP Udine, Distretto rurale di economia solidale Parco Agricolo Sud Milano, Energia Felice, Epha Basilicata, Fairwatch, Gruppo Unitario Foreste Italiane GUFI, Fair, Mag 4 Piemonte, Medicina Democratica, Navdanya International, Reorient, Rete Legalità per il Clima, Terra! Onlus, Transform, Usicons, Forum Pontino dei Diritti e Beni Comuni.

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CETA: la Corte UE promuove il tribunale delle multinazionali

Secondo la Corte europea di giustizia il meccanismo ISDS/ICS è compatibile con le regole dell’Europa. Per noi rimane inaccettabile. La Campagna Stop TTIP/CETA chiede al Parlamento italiano di rispettare gli impegni: “Bocciate il CETA al più presto per riaprire in Europa un dibattito sul commercio senza regole”.

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Cambiare regole e politiche per garantire cibo sano e salvare il pianeta

World Food Day 2018: Il diritto al cibo è il diritto umano più violato. Lanciato a Roma il Rapporto globale della società civile  

Il Diritto al cibo è un pilastro fondamentale del diritto umano alla vita ma, come hanno denunciato alla FAO oltre 300 rappresentanti di 12 milioni di contadini, pescatori, comunità indigene a Roma per la celebrazione della Giornata mondiale del cibo, 821 milioni di persone nel 2017 hanno sofferto la fame o l’insicurezza alimentare. I Governi delle Nazioni Unite, tra cui l’Italia, pur essendosi impegnati a raggiungere entro il 2030, tra gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile (SDGs), quello della “Fame zero”, in realtà non stanno rispettando questa decisione. Il 2018, infatti, risulta essere il terzo anno consecutivo in cui il numero degli affamati nel mondo è cresciuto: dal 2016, quando se ne registrarono 804 milioni, ce ne sono 13 milioni in più. Leggi il resto di questa voce

I (brutti) fratelli del CETA: conoscerli per evitarli

Non c’è soltanto il CETA a richiedere la massima attenzione del governo italiano. La Commissione europea sta infatti portando avanti una pletora di accordi di libero scambio con paesi o blocchi di paesi di tutto il mondo. L’impianto generale è sostanzialmente lo stesso del trattato tossico Ue-Canada, così come i tanti potenziali effetti negativi.

Per offrire un quadro completo ai cittadini e alle istituzioni, la Campagna Stop TTIP Italia lancia oggiDalle dichiarazioni ai fatti: perché dobbiamo fermare il CETA e tutti i suoi (brutti) fratelli“, il primo rapporto che analizza in dettaglio la logica e gli impatti di ciascun accordo bilaterale nell’agenda dell’Unione europea. Un’agenda che la Commissione intende portare a compimento entro le prossime elezioni, ed è per questo che molti negoziati stanno accelerando il loro iter, senza tener conto delle proteste e delle criticità più volte evidenziate da parti del mondo produttivo e della società civile. Leggi il resto di questa voce

Il JEFTA è insostenibile: lettera di 14 organizzazioni al Parlamento Ue

Fermare l’iter di ratifica dell’accordo UE-Giappone finché l’Europa non deciderà di fare sul serio sulla tutela di occupazione e ambiente negli accordi commerciali. E’ quanto chiede alla Commissione Commercio del Parlamento europeo (INTA) una nuova lettera aperta firmata da 14 organizzazioni, tra cui la Campagna Stop TTIP Italia e FairWatch.

Gli europarlamentari della Commissione INTA sono i primi a dover esprimere un parere sull’accordo con il Giappone (JEFTA o JEEPA), per poi passare il dossier ad altre commissioni e infine alla plenaria dell’Eurocamera. Gli stati membri, tra cui l’Italia, hanno già dato il loro benestare a questo trattato commerciale. Ma è stata una decisione frettolosa e avventata, come Stop TTIP Italia ha sottolineato più volte negli ultimi mesi. Le motivazioni sono sotto gli occhi di tutti, in primo luogo l’impianto quasi identico ad accordi come CETA. Ma la lettera pubblicata oggi pone l’accento su alcuni punti specifici: per quanto riguarda i temi dello sviluppo sostenibile, cioè lavoro e ambiente, una eventuale violazione dei vaghi desiderata espressi dalle parti nel JEFTA non comporta alcuna sanzione. Pertanto, l’intero capitolo che dovrebbe difendere la buona occupazione e il rispetto di diritti e standard ambientali non è vincolante.

Va ricordato che un simile approccio era stato considerato inaccettabile già nel 2014, quando il Parlamento europeo approvò a larga maggioranza una risoluzione di indirizzo sul TTIP che chiedeva disposizioni più stringenti in materia di occupazione e ambiente. La Commissione europea la ignorò bellamente, proprio come hanno fatto i governi europei che hanno licenziato positivamente questo trattato. Le elezioni comunitarie saranno un momento della verità per chi ha gestito e sta gestendo l’agenda commerciale a livello europeo e nazionale. Fermare il JEFTA e respingere il CETA sono i primi passi necessari per evitare che accordi così vasti possano diventare il calco per i tanti trattati di libero scambio in fase negoziale.

Così Canada e UE usano il CETA per aggirare le norme sugli OGM

Le istituzioni comunitarie hanno sempre assicurato che l’accordo UE-Canada non avrebbe modificato le leggi su produzione e commercio di prodotti derivati dalle biotecnologie. Ma oggi Stop TTIP Italia è in grado di dimostrare il contrario, pubblicando l’agenda e la sintesi finale di una videoconferenza datata 28 aprile 2018. Quel giorno a Parma, Bruxelles e Ottawa tre schermi si illuminavano contemporaneamente, mettendo in comunicazione funzionari dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA), della Commissione europea e del Governo canadese. All’ordine del giorno lo scambio di informazioni su questioni tecniche e regolamentari nell’ambito del commercio bilaterale di prodotti geneticamente modificati. Leggi il resto di questa voce

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