ISDS riformato? No grazie, ecco perché
1. L’ISDS sia pubblico che privato rende legalmente vincolante la soft law. Infatti mentre le corti giuridiche convenzionali si basano sulla legislazione vigente per sanzionare eventuali non conformità, con l’ISDS vanno fatti valere i termini contrattuali dell’accordo stipulato, dove sono inserite clausole che non necessariamente si ritrovano nelle leggi nazionali e su cui, ovviamente, una corte giuridica convenzionale non può sanzionare. Mentre possono intervenire ad esempio su ipotesi di esproprio, di certo non possono far applicare disposizioni diverse dalle leggi vigenti. E’ un modo surrettizio per trasformare accordi privati in leggi universali, senza passare per organismi democraticamente eletti.
2. Sebbene la proposta risponda ad alcuni degli aspetti negativi dell’arbitrato non è una reale alternativa all’ISDS ma soltanto una sua versione più soft. Continua a predevere che gli investitori stranieri possano mettere in discussione direttamente le decisioni degli Stati, con tutti i problemi che derivano da queste restrizioni regolatorie (quando Philip Morris ha fatto causa al governo australiano riguardo agli avvertimenti sulla nocività del fumo sui pacchetti di sigarette senza indicazioni -un caso non ancora chiuso- il Governo della Nuova Zelanda ha ritirato la sua analoga proposta sul packaging)
3. Lasciare nel TTIP una qualunque forma di protezione privilegiata per gli investitori significa mantenere in piedi una minaccia ai servizi pubblici. Un problema sentito ad esempio in Gran Bretagna, dove rimane il rischio di richieste di compensazioni davanti all’eventualità di far causa a qualunque governo abbastanza coraggioso da ripubblicizzare il servizio sanitario nazionale. E lo stesso si applica all’istruzione, ai servizi idrici, alle ferrovie e a qualunque altro servizio già privatizzato o parzialmente privatizzato.
4. Il compromesso permetterà agli investitori privati di ricevere compensazioni economiche, diritto non esercitabile per le altre parti in causa (per esempio lavoratori, consumatori, ambientalisti). Un evidente disequilibrio a favore dei privati.
5. I costi delle cause sono talmente alti che sono affrontabili solo per le grandi compagnie. Le piccole aziende sarebbero escluse, al punto che in Austria e Germania le piccole e medie imprese si sono dette contrarie all’arbitrato
6. Non è stata ancora chiarita la necessità di privilegiare gli investitori in un ccordo Usa – Ue. Quanti investimenti aggiuntivi ci si dovrebbe aspettare? Quanti se ne sono stati persi per l’assenza dell’ISDS negli accordi UE-USA? Tra i principali Paesi riceventi di Investimenti Diretti Esteri c’è il Brasile che non ha mai firmato accordi bilateriali che contengono un arbitrato.
7. Alcune delle modifiche proposte apparentemente di buon senso (ad esempio “gli interessi privati non possono pregiudicare gli obiettivi di politica pubblica”) sono contraddittorie. L’ISDS nasce proprio per mettere in discussione politiche pubbliche che si ritengono lesive dei propri interessi. La recente causa intentata contro il Governo italiano sul fotovoltaico all’interno dell’Energy Charter Treaty per il taglio agli incentivi del fotovoltaico del 2011 ne è un esempio: sebbene il taglio sia una scelta politicamente criticabile, è comunque stata presa nell’ambito degli obiettivi di politica pubblica di riorganizzazione delle spese.
8. Ci sono ancora molte questioni riguardanti l’ISDS che rimangono irrisolte, ad esempio che i costi debbano essere sostenuti da chi perde la causa, che i litiganti dovrebbero dimostrare che stanno rispettando la legge prima di citare in giudizio i Governi
9. Il testo di compromesso dilapida troppo in fretta la posizione negoziale del Parlamento nei confronti della Commissione europea. I negoziati sul TTIP dureranno almeno per tutto il 2016, e l’opposizione all’ISDS continuerà a strutturarsi. Piuttosto che accettare compromessi su un sistema di tutela degli investitori in questa fase, il Parlamento dovrebbe approfondire ulteriormente la questione, dando ascolto alle voci critiche come chiaramente espresso dagli oltre 145mila richieste di cancellazione dell’ISDS ricevute dalla Commissione europea nel 2014.
10. L’emendamento di compromesso fa sì che il Parlamento abbia solo la possibilità di votare a favore per un ISDS riformato, piuttosto che per l’emendamento originale scritto da deputati come la laburista Jude Kirton-Darling e firmato da diversi europarlamentari come gli italiani Cofferati, Beghin, Briano, Schlein, Forenza che chiedeva la completa esclusione dell’ISDS dal TTIP.
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