Mentre la Wto collassa il Canada si allea con Trump contro il principio di precauzione

La Conferenza ministeriale della Organizzazione mondiale del commercio, convocata a Buenos Aires fino al 13 dicembre, sembra a un passo dal collasso, e il Canada non perde tempo: si allea con Trump per attaccare il principio di precauzione. In una Dichiarazione ministeriale guidata insieme all’amministrazione Trump e sottoscritta da Argentina, Brasile, Cile, Colombia,  Giappone, Guatemala, Kenya, Madagascar, Panama, Paraguay, Peru, Repubblica Domenicana e Uruguay, il Canada sostiene che “per affrontare la sfida di produrre più cibo in un modo più sicuro e sostenibile, gli agricoltori devono avere la possibilità di accedere a tutta la serie di strumenti e tecnologie disponibili per la produzione agricola. Ora, la possibilità di scelta dei nostri contadini rispetto a strumenti sicuri è danneggiata in modo crescente da barriere regolatorie che mancano di sufficiente giustificazione scientfica, e che stanno avendo un imatto negativo sostanziale sulla produzione e sul commercio di cibo e prodotti agricoli sani e sicuri”.

Le principali barriere commerciali sofferte dall’export dei Paesi firmatari sono molto limitate e riguardano, oltre a specifiche garanzie di conservazione, la presenza di Ogm nell’alimentazione umana, i residui di pesticidi e elementi chimici dannosi pi in generale, la presenza di distuptori endocrini, l’utilizzo dell’ormone della crescita negli allevamenti e poco altro. Insimma i pilastri della nostra disciplina di sicurezza alimentare. L’attacco è frontale.

“Crediamo che si debba proteggere la salute umana e facilitare l’accesso al cibo – scrivono i firmatari del discutibile documento –  entrambi obiettivi dell’Accordo WTO sulle Misure Sanitarie e  Fitosanitarie (SPS)”, che chiedono di “assicurare basi scientifiche alle misure SPS. Lo sviluppo e l’applicazione di valide misure SPS sono necessari per sostenere la scelta degli agricoltori in strumenti che possono espandere la produzione agricola e facilitare l’accesso al cibo e ai prodotti agricoli, e anche per salvaguardare la salute umana, animale e vegetale”, affermano.

Ma il diavolo si nasconde ancora più pericoloso nei dettagli tecnici forniti nel cuore del documento: “Sosteniamo le adesioni volontarie dei membri proposte dal Kenya, dall’Uganda e dagli Stati Uniti (G / SPS / W / 292 / Rev.2) per aumentare la capacità e l’efficienza del Codex Alimentarius in materia di standard internazionali sui livelli massimi di residui di pesticidi (MRLs)”. Una proposta che è, in realtà, molto meno restrittiva delle attuali regole europee e italiane, pensate per proteggere al meglio la salute dei cittadini. Un attacco alle normative più protettive, attraverso il Codex, che, con la scusa di “migliorare la trasparenza e la prevedibilità nella gestione dei MRLs nazionali; raggiungere una maggiore armonizzazione tra MRLs nazionali e regionali; consentire un maggiore accesso alle catture alternative e alle pesche per le colture di uso minore, in particolare nei paesi in via di sviluppo”, attacca alle fondamenta le nostre normative molto più restrittive per la tutela della qualità del cibo e della salute umana, di produttori – i primi esposti in campo ai danni dei pesticidi – e consumatori.

Il Canada era già intervenuto in ambito WTO con questo documento il 17 novembre scorso unendosi a Stati Uniti e all’Australia per denunciare alla Wto che le proposte dell’UE di regolamentare le sostanze che alterano il sistema endocrino (EDC) nei biocidi e nei prodotti fitosanitari basate sul principio di precauzione, danneggeranno il commercio internazionale.

Ricordiamo, a titolo d’esempio, che in Canada sono ancora perfettamente legali in campo aperto oltre 90 pesticidi e principi attivi illegali in Italia e in Europa, alcuni da oltre 20 anni.

Attraverso il CETA e il meccanismo di Cooperazione regolatoria che esso ha messo in piedi tra Europa e Canada, noi ci rittroveremo questo tentativo, più volte denunciato dalla Campagna Stop TTIP/CETA Italia, al cuore dei nostri meccanismi deliberativi.

E’ per questo che, di fronte all’ennesima conferma alle nostre preoccupazioni noi dobbiamo FERMARE LA RATIFICA DEL CETA AL SENATO e RIAPRIRE UNA DISCUSSIONE IN EUROPA su come far prevalere i nostri diritti e la nostra salute su questi interessi spregiudicati e pericolosi.

Pubblicato il 12 dicembre 2017 su Blog. Aggiungi ai preferiti il collegamento . 1 Commento.

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