TTIP: ecco come vengono manipolate le informazioni
Il TTIP, si sa, è soprattutto stime di impatto. Comunicare adeguatamente e correttamente i dati significa dare in mano ai decisori politici e ai cittadini uno strumento di analisi per capire pro e contro di un negoziato di liberalizzazione. Ma sempre più si sta assistendo a una vera e propria manipolazione dei dati, che lascia cittadini e parlamentari in un’asimmetria informativa molto rischiosa, oltre che eticamente inaccettabile. Un esempio? Gli impatti del TTIP sull’agroalimentare europeo.
Un documento del Parlamento europeo del 2014, così chiarisce a pagina 11
“Quantitative economic analysis
A 25% reduction of NTMs (with exceptions) across the board and a full phasing-out of tariff protection would increase additional transatlantic trade by about 40%. Effects in the agri-food sector would be stronger, with EU exports to the US increasing by about 60% and EU imports from the US by about 120% up to 2025“.
Questo invece è quello che è stato presentato all’audizione della XIII Commissione agricoltura della Camera dei deputati, alcuni mesi fa (pagina 63 del pdf):
“Recenti studi d’impatto hanno stimato che ad una riduzione del 25% delle barriere non tariffarie, accompagnata dall’azzeramento di quelle tariffarie,corrisponderebbe una crescita dei volumi scambiati tra i due player superiore al 40%, con un incremento delle esportazioni europee verso gli Stati Uniti di circa il 120%“.
Insomma, i referenti istituzionali dichiarano l’esatto contrario di ciò che è stato effettivamente stimato: quello che aumenterebbe del 120% circa sarebbero le importazioni, e non le esportazioni, andando in controtendenza rispetto al saldo ancora oggi positivo per l’UE tra import ed export e determinando un entrata massiccia di prodotti agricoli americani in Europa, il cui impatto sul tessuto produttivo europeo e italiano è ben lungi dall’essere considerato. La stessa ricerca di Prometeia, spesso citata dal Governo italiano per la sua benevolenza verso il TTIP (con dati in verità abbastanza contraddittori) a pagina 6 sottolinea come “non mancano tuttavia aree di tutela come la chimica […], l’agricoltura e alcuni prodotti intermedi (carta, legno), settori in cui la liberalizzazione degli scambi potrebbe avere un effetto negativo per l’Italia, data la maggiore competitività delle merci statunitensi.”
Pubblicato il 25 giugno 2015 su Blog. Aggiungi ai preferiti il collegamento . 4 commenti.
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