Chi paga veramente per promuovere il TTIP?
Secondo Paolo De Castro, sono in molti a pagare le organizzazioni contrarie al TTIP. In realtà, gli unici finanziamenti tracciabili sono quelli della Casa Bianca.
«Moltissima gente paga organizzazioni per remare contro il TTIP». Lo ha detto Paolo De Castro, capogruppo S&D alla Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo. Un’affermazione pesante, che l’europarlamentare PD ha smentito ieri via twitter dopo essere stato subissato di critiche durante il #TTIPTuesday, l’iniziativa social che ha luogo ogni martedì. La smentita, però, ha sortito l’effetto opposto, perché il giornale web che aveva pubblicato le dichiarazioni ha prodotto in un baleno l’audio dell’intervento, sbugiardando l’incauto De Castro.
Mai detto che contrari a #Ttip sono pagati. Stupito solo da MEP contrari prima di capire se eventuale accordo sarà positivo o meno per #Ue — Paolo De Castro (@paolodecastro) 31 Marzo 2015
Ma davvero esistono gruppi finanziati da invisibili burattinai il cui unico disegno è far andare a monte l’accordo? Non è dato sapere da dove il capogruppo S&D abbia preso le sue informazioni. È molto più facile reperire, invece, le prove che testimoniano l’esatto opposto: sono i promotori del TTIP a pagare per «mantenere il pubblico informato sullo stato dei negoziati». L’ambasciata americana lo dichiara candidamente, in un articolo del giugno 2014, in cui afferma di supportare economicamente iniziative volte ad ispirare una discussione che «combatta la disinformazione». Ora, provenendo i finanziamenti da un’emanazione del governo il cui scopo – tra gli altri – è promuovere l’accordo transatlantico, sembra più che lecito sollevare dubbi sull’imparzialità delle sue iniziative.
Pubblicato il 1 aprile 2015 su Blog. Aggiungi ai preferiti il collegamento . Lascia un commento.
Lascia un commento
Comments 0