La demagogia proTTIP di Paolo De Castro

E chi è critico nei confronti del TTIP? «C’è chi parla senza essere informato e poi ci sono quelli contrari a prescindere, per una sorta di fondamentalismo anti-americano». Ecco Paolo De Castro, eurodeputato PD eletto a nel nordest, ex presidente della Commissione agricola dell’Europarlamento che sulle pagine de Il Resto del Carlino rimane “basito” davanti alle polemiche di alcuni fondamentalisti’ contro il Ttip.
Intanto, per tranquillizzarsi, Paolo De Castro dovrebbe leggersi un po’ di documentazione “critica” basata su dati e ricerche e spiegarci dove trova idee fondamentaliste, anche perchè il nostro export potrebbe aumentare del 58% (altro che raddoppiare) ma l’import del 118%. E magari raccontarci dove stia stata la massima trasparenza nei negoziati, visto che persino l’Ombudsman europeo ha bacchettato la Commissione Europea.

E poi ascoltarsi cos’ha da dire Public Citizen, soprattutto per l’opposizione della società civile statunitense al trattato.
Altro che fondamentalismo anti-americano. Caro Paolo De Castro, siamo in un’altra epoca, ci faccia pace.

A seguire, l’articolo de Il Resto del Carlino di oggi, sabato 20 dic 2014


«Il libero scambio Usa-Europa farà raddoppiare il nostro export»
Paolo De Castro: «Chiudiamo subito l’accordo, basta opposizioni»

PAOLO De Castro, eurodeputato ed ex presidente della Commissione agricola dell’Europarlamento, resta basito davanti alle polemiche di alcuni fondamentalisti’ contro il Ttip, il trattato di libero scambio transatlantico tra Usa e Ue per rilanciare commercio e investimenti. «Non capisco. l’Italia ha solo da guadagnare se va in porto questo accordo. Già oggi l’Europa ha un saldo attivo nella bilancia agroalimentare con gli Usa di 7 miliardi, di cui un terzo è dell’Italia.. Il nostro attivo è in crescita e gli Usa sono uno sbocco fondamentale per il nostro export, in particolare vino, olio, formaggi, salumi, prosciutti, ortofrutta. Dovremmo essere all’attacco, in prima linea a chiedere l’abolizione dei dazi, delle barriere di ogni tipo. Invece» Già, invece? «C’è chi parla senza essere informato e poi ci sono quelli contrari a prescindere, per una sorta di fondamentalismo anti-americano». Il negoziato è in corso, a trattare sono la Commissione Ue e il Governo americano. De Castro è il referente dell’Europarlamento per il Ttip, cioè una sorta di controllore per l’area agroalimentare «Si svolge tutto alla luce del sole, nella massima trasparenza, nel massimo controllo democratico. Il Parlamento europeo avrà l’ultima parola sull’accordo, così come il Congresso americano. Ma bisogna fare presto». Perché? «Perché nel 2016 ci sono le presidenziali americane. E perché è in corso anche l’altro grande negoziato: il Tpta (Trans pacific trade agreement) che potrebbe chiudersi prima del nostro e a cui l’America è fortemente interessata , anche perché i mercati asiatici crescono molto più dell’Europa. E mentre l’export americano verso l’Europa è calante, verso l’Asia è crescente». Ma i rischi di cui si parla, gli Ogm, la carne agli ormoni «Ma vogliamo scherzare? Queste sono materie regolate da leggi e regolamenti europei che quindi non possono essere messe in discussione da un accordo commerciale. Gli alti standard qualitativi che l’Europa ha sempre garantito ai suoi consumatori e ai suoi produttori non sono messi in discussione». Il Ttip quanto potrebbe valere per il nostro export agroalimentare? «Oggi esportiamo per circa 3 miliardi ed importiamo per poco più di 800 milioni. Nonostante dazi e barriere tariffarie cresciamo ogni anno del 3-4 per cento. Un eventuale accordo potrebbe far raddoppiare il nostro export nel giro di alcuni anni». Qualche esempio di vantaggio concreto per le nostre produzioni «Il nostro olio d’oliva viene spesso bloccato in dogana per questioni di residui di fitofarmaci. Un batterio, la Listeria, provoca danni enormi al nostro export di salumi a bassa stagionatura. A fatica si sono aperte le frontiere amaricane alle nostre pere e mele, ma resta l’embargo per il nostro kiwi quando invece potremmo entrare negli Stati Uniti con un’offerta in controstagione rispetto alla Nuova Zelanda. Per i formaggi gli Usa ci impongono quote e barriere tariffarie con dazi altissimi fino a 2,5 dollari/kg».

paolo-de-castro

Pubblicato il 20 dicembre 2014 su Blog. Aggiungi ai preferiti il collegamento . Lascia un commento.

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